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Linee guida su cosleeping e allattamento al seno

422Qui di seguito pubblichiamo la traduzione di un articolo apparso sulla rivista scientifica americana “Breastfeeding Medicine” riguardante il sonno condiviso in relazione all’allattamento al seno. Contiene suggerimenti per i genitori su questo dibattuto argomento.

I termini cosleeping (sonno condiviso o dormire insieme) e bed sharing (condividere il letto) sono spesso usati in modo intercambiabile. Tuttavia condividere il letto è solo una delle tante modalità per dormire insieme. Il sonno condiviso si riferisce ai modi in cui un bambino dorme in stretto contatto fisico o sociale con una persona che si prende cura di lui (di solito la madre).
Questa definizione si riferisce a bambino e adulto che dormono vicini su differenti supporti e comprende anche la pericolosa pratica di condividere un divano o una poltrona.
In tutto il mondo la pratica del dormire insieme può variare molto, così tanto da poter affermare che non tutte le forme di cosleeping portano gli stessi rischi o benefici.
Alcune forme di cosleeping genitore-bambino, comportano protezione fisica del bambino contro il freddo e aumento della durata dell’allattamento, migliorando così le possibilità di sopravvivenza del neonato. Il piccolo d’uomo, in confronto ad altri mammiferi, si sviluppa più lentamente, richiede pasti frequenti e nasce neurologicamente meno maturo. Nei casi di malaria, per esempio, il cosleeping è raccomandato così come può essere necessario in aree in cui letti e abitazioni sono inadeguati.
Condivisione del letto e sonno condiviso sono stati inoltre promossi come metodo per agevolare il legame di attaccamento tra bambino e chi si prende cura di lui e per facilitare l’allattamento al seno.
Condividere il letto e alcune forme di sonno condiviso sono questioni controverse nella letteratura medica e negli ultimi anni hanno ricevuto molte considerazioni negative. Alcune autorità pubbliche americane negli ultimi anni hanno sconsigliato a tutti i genitori di condividere il letto col loro piccolo.

CONDIVISIONE DEL LETTO E MORTALITA’ INFANTILE
Le implicazioni sospette tra la condivisione del letto e l’aumento della mortalità infantile si sono concentrate su cause di morte per soffocamento meccanico (asfissia) e di rischio di sindrome della morte in culla (SIDS-ovvero sudden infant death syndrome).

Rischio di asfissia
Molti studi con certificati di morte non validati concludono che un numero significativo di bambini muoiono asfissiati dormendo a causa delle coperte o perchè vengono schiacciati da un adulto o da un bambino più grande.
Una commissione americana di tutela dei consumatori sulla sicurezza degli oggetti (USCPSC, US consumer product safety commission), basandosi sui dati di questi studi, ha raccomandato di non ricorrere nella maniera più assoluta ad alcun tipo di sonno condiviso con i bambini.

Questa commissione ritiene infatti che non ci siano elementi per considerare il sonno condiviso un ambiente sicuro per dormire. Bisogna dire però che tutti questi studi mancano di dati importanti: lo stato di intossicazione (droga o alcol) degli adulti con cui i bambini condividono il letto e la posizione in cui i bambini sono messi a dormire la notte prima del decesso, nonostante ormai da molto tempo la comunità scientifica sia concorde nel ritenere che la posizione prona sia il più grande fattore di rischio per la SIDS.
La commissione inoltre raggruppa tutti i modi di condividere il letto in una sola categoria, senza separare elementi noti per essere fattori di rischio (come dormire insieme su un divano, su una poltrona o su un materasso ad acqua) rispetto ad altre superfici ritenute sicure.
In questi studi non c’è la sicurezza nè della qualità dei dati raccolti, nè dei criteri usati sull’uso dei termini e nessuna validazione delle conclusioni.
Pregiudizi degli esaminatori e dei medici legali potrebbero avere portato a classificare come morte per schiacciamento un caso in cui non esiste nessuna evidenza che sia avvenuto lo schiacciamento da parte di un adulto. Determinare la causa esatta del decesso è infatti impossibile in assenza di un esame della posizione in cui la morte è avvenuta, o in assenza di interviste dettagliate ai genitori o agli adulti presenti al momento della decesso. Non esiste un metodo per capire tramite l’autopsia se la morte sia avvenuta a causa della Sids oppure a causa di eventi accidentali o involontari come ad esempio un infanticidio tramite soffocamento con il cuscino. Per questo motivo le morti dei bambini che hanno luogo in una culla vengono di solito descritte come casi di Sids, mentre le morti in un divano o nel letto di un adulto vengono etichettate come casi di soffocamento. Ulteriori fattori che complicano le analisi per capire le morti infantili sono i differenti comportamenti di condivisione del letto tra differenti popolazioni e tra gli stessi membri della famiglia. Per esempio condividere il letto durante il giorno è diverso dal condividere il sonno durante la notte, o ancora: condividere il sonno quando il bambino è ammalato è diverso dal condividere il sonno quando il bambino sta bene. Questi fattori suggeriscono diversi livelli di rischio da tenere presente nelle analisi dei dati.
Uno studio basato sulla visita in casa di famiglie considerate a rischio per il loro status sociale ha evidenziato che queste famiglie erano più inclini a mettere i bambini a dormire in posizione prona e su superfici più morbide. Nello stesso modo uno studio retrospettivo basato su una popolazione trovò che i soggetti che condividevano il letto e allattavano al seno avevano un profilo di rischio distinto da quelli che non allattavano al seno.

Rischio e profili di situazione possono essere usati per identificare le famiglie che hanno molto bisogno di una prima guida per la cura dei bambini e per definire contenuti educativi per promuovere un sonno sicuro.

Prevenzione della Sids e rischi
Molti studi epidemiologici e meta-analisi hanno trovato un’associazione significativa tra l’allattamento al seno e una riduzione del rischio di Sids, specialmente quando l’allattamento avviene in forma esclusiva nei primi 4 mesi di vita.
Tuttavia non c’è sufficiente evidenza scientifica che dimostri un nesso di causa effetto tra l’allattamento al seno e la prevenzione della Sids.
Molti studi hanno dimostrato in modo consistente un aumento del rischio di Sids quando i bambini condividono il letto con madri fumatrici. L’esposizione al fumo di sigaretta del feto e del bambino sembra contribuire al rischio di Sids ed è una variabile indipendente rispetto ad altri fattori di rischio, compresa la classe sociale. Questo ha portato ad esprimere la raccomandazione, ben supportata dalla letteratura medica, che i neonati i cui genitori fumano non devono condividere il letto con i loro genitori. Una vasta ricerca basata su oltre 40 studi, conclude che “consistenti evidenze scientifiche suggeriscono che si può associare il condividere il letto con la Sids tra i fumatori, ma questa evidenza non è così consistente tra i non fumatori. Questo non significa che non ci sia nessuna associazione tra Sids e condivisione del letto tra i non fumatori, ma che i dati esistenti non stabiliscono in modo convincente tale associazione”.

DIFFERENZE ETNICHE
Il numero di morti per Sids è basso nelle culture asiatiche in cui il dormire insieme è pratica comune. Tuttavia qualcuno afferma che il dormire insieme di queste culture sia molto diverso dal dormire insieme degli Stati Uniti. Come notano Blair e i suoi colleghi nei loro studi sulle culture asiatiche è diverso parlare di un bambino che dorme accanto alla madre a distanza di un braccio su un letto rigido, come accade spesso ad Hong Kong, oppure nelle isole del Pacifico in cui il bambino dorme sul letto e non nel letto, rispetto ad un bambino che dorme con la madre negli Stati uniti dove spesso dormire insieme significa utilizzare un materasso molto morbido, coprirsi con un piumino spesso e ingombrante e stare in stretto contatto con la madre. Allo stesso modo anche nelle culture occidentali ci sono diversi modi di condividere il letto che si basano sulla cultura o sulla razza. Un importante studio basato su analisi multivariate sul condividere il letto trovò che la razza o l’etnia sembrano essere fortemente associate con la condivisione del letto in tutti i follow up eseguiti con madri nere, asiatiche o ispaniche che hanno una probabilità che va da 4 a 6 volte maggiore di condividere il letto rispetto alle madri bianche.
In uno studio svolto in Alaska dove la percentuale di cosleeping è molto alta nei popoli nativi, i ricercatori trovarono che praticamente tutti i casi di morte per SIDS erano associati con il condividere il letto con i genitori in concomitanza con storie di abuso di sostanze o alcune volte in associazione con la posizione prona o ancora con il dormire su superfici morbide come divani o materassi ad acqua. In un altro studio basato sul PRAM (Pregnancy Risk Assessment Monitoring System) in Oregon trovò che le donne che avevano più probabilità di condividere il letto erano non bianche, single, allattavano al seno e avevano basso reddito.
I fattori non economici sono inoltre importanti in modo particolare tra neri e ispanici. Le campagne per diminuire l’abitudine di condividere il letto offrendo delle culle alle famiglie, possono avere avuto efficacia limitata se le madri condividevano il letto in virtù di norme culturali.

STUDI CONTROLLATI IN LABORATORIO
McKenna e i suoi colleghi hanno studiato la condivisione del letto nel più grande rigore scientifico in laboratorio ed hanno trovato che i bambini che condividevano il letto con la loro madre hanno più risvegli e trascorrono meno tempo nello stadio 3 e 4 del sonno. Questo può essere considerato un fattore protettivo contro la SIDS dal momento che il sonno profondo e i risvegli poco frequenti sono stati considerati come un possibile fattore di rischio per la SIDS.

Un altro studio che è stato condotto nell’ambiente naturale della casa invece che in un laboratorio ha messo a confronto due differenti modi di dormire cioè condividere il letto e dormire nel lettino quantificando i fattori che possono essere considerati come potenziali rischi o benefici.
Video notturni e dati di bambini che condividevano il letto e bambini nel lettino sono stati raccolti direttamente nelle abitazioni. Questo studio concluse che bambini che condividono il letto, privi di fattori riconosciuti come fattori di rischio SIDS, sperimentano un maggior numero di sguardi, un numero maggiore di contatti con la madre e di episodi di allattamento, risposte materne più veloci e più frequenti. Questa maggiore interazione tra la madre e il bambino può essere un fattore di protezione.

FATTORI LEGATI ALLE CARATTERISTICHE DEI GENITORI
Il contributo di altre caratteristiche legate ai genitori nei rischi nel condividere il letto non è chiaro.
Blair e i suoi colleghi in un’analisi multivariata trovarono che il consumo da parte della madre di due o più bicchieri di alcool (un bicchiere equivale a 350 gr di birra, 140 gr di vino, 42 gr di alcool distillato) o la stanchezza dei genitori erano associati con morti causate da SIDS.
Uno studio condotto in Nuova Zelanda non ha tuttavia dimostrato un collegamento chiaro con il consumo di alcool.
Il ruolo dell’obesità fu esaminato in uno studio sulla cause della SIDS. Fu trovato che la media del peso pre-gravidanza delle madri che condividevano il letto era maggiore di quelle che non condividevano il letto. Se lo schiacciamento è considerato il meccanismo del soffocamento infantile potrebbe sembrare plausibile che gli stati fisici e psicologici di coloro che condividono il letto con un bambino potrebbero essere importanti.
Condividere la stanza con i genitori (in opposizione al fatto di stare in stanze separate) sembra essere un fattore di protezione contro la SIDS.

FATTORI LEGATI ALLE CARATTERISTICHE DEL BAMBINO
Ci sono alcune evidenze scientifiche che mostrano come il condividere il letto con bambini di età inferiore ad 8 – 14 settimane possa aumentare il rischio di SIDS.

ALLATTAMENTO AL SENO E CONDIVISIONE DEL LETTO
Le ricerche dimostrano chiaramente la forte relazione tra l’allattamento al seno e la condivisione del letto. In particolare uno studio statunitense su questo argomento trovò che i bambini che condividevano il letto con le loro madri venivano allattati 3 volte più a lungo durante la notte rispetto a quelli che dormivano di routine separati dalle madri. Gli episodi di allattamento raddoppiavano e duravano il 39% più a lungo. La prossimità e il contatto sensoriale con la madre durante il sonno facilita una risposta pronta ai segnali del bisogno del bambino di essere allattato e fornisce un conforto psicologico e rassicurazione sia al bambino che ai genitori. Uno studio che ha coinvolto più di 10000 bambini negli Stati Uniti trovò che il 22% dei bambini di un mese condividevano il letto e che le madri che allattavano avevano una probabilità tre volte maggiore di condividere il letto rispetto a quelle che non allattavano al seno.
Il 95% dei bambini che condividevano il letto lo facevano con un genitore. Allo stesso modo uno studio in Inghilterra trovò che l’allattamento al seno è fortemente associato con la condivisione del letto sia alla nascita che a 3 mesi.

RACCOMANDAZIONI

Basandosi sulla letteratura scientifica l’ABM (Academy of Breastfeeding Medicine) detta le seguenti raccomandazioni per chi si prende cura del bambino:

a. Dal momento che l’allattamento al seno è la migliore forma di nutrimento per il bambino, ogni raccomandazione che impedisce il suo inizio o ostacola la sua durata deve essere attentamente valutata tenendo in considerazione i benefici riconosciuti che riguardano il bambino, la madre e la società.

b. non bisogna dare per scontato che tutte le famiglie pratichino solo un modo di dormire tutta la notte, ogni notte e durante il giorno. Chi si occupa di salute dovrebbe tenere conto del modo in cui il bambino si nutre, delle condizioni etniche, socio economiche e altre circostanze familiari quando deve avere un quadro completo delle pratiche relative al sonno del bambino.

c. i genitori devono essere incoraggiati ad esprimere il loro punto di vista e cercare informazioni e supporto da parte di chi si occupa della loro salute. La sensibilità alle differenze sociali è necessaria quando si vogliono capire le modalità di sonno di un bambino.

d. non c’è al momento alcuna evidenza scientifica sufficiente a supportare raccomandazioni di routine contro il dormire insieme. I genitori dovrebbero essere informati sui rischi e benefici del sonno condiviso e sulle pratiche non sicure di sonno condiviso, dovrebbero poi essere messi nelle condizioni di prendere le loro decisioni in modo consapevole.

Condividere il letto e dormire insieme sono delle pratiche complesse. I consigli ai genitori sugli ambienti in cui far dormire i loro bambini dovrebbero includere le seguenti informazioni:

1. alcune pratiche potenzialmente poco sicure collegate alla condivisione del letto e al dormire insieme sono state identificate sia sulla base della letteratura scientifica sia sulla base del consenso di esperti sul tema:
– esposizione al fumo dell’ambiente e madre fumatrice
– condividere sofa, poltrone e divani con il bambino
– condividere materassi ad acqua o materassi fatti in materiale soffice
– condividere il letto con degli spazi adiacenti in cui il bambino potrebbe rimanere incastrato
– mettere il bambino a dormire nel letto dell’adulto nella posizione prona o di fianco
– uso di sostanze alcoliche o droghe che alterano i sensi da parte dell’adulto che condivide il letto
– condividere il letto con altri bambini
– condividere il letto con neonati di età inferiore a 8-14 settimane, può essere più fortemente collegato con casi di SIDS.

2. Alle famiglie dovrebbero essere date tutte le informazioni sulle norme di sicurezza del luogo in cui far dormire i propri bambini, ecco quali:

– mettere i bambini a dormire nella posizione supina
– usare una superficie piatta e rigida evitando materassi ad acqua, poltrone, sofa, cuscini, materiali soffici o coperte non fissate al bordo del letto
– se devono essere usate le coperte, esse dovrebbero essere fissate tutto intorno al bordo del materasso in modo che non coprano accidentalmente il viso del bambino.
– assicurarsi che la testa del bambino non sia coperta. In una stanza fredda si potrebbe vestire il bambino con un’apposita tutina pesante che sostituisce la coperta per evitare che quest’ultima copra il viso del bambino
– evitare l’uso di trapunte, piumini, imbottite, cuscini, animali di stoffa nell’ambiente in cui dorme il bambino.
– Non mettere mai il bambino a dormire sopra un cuscino o nelle vicinanze di un cuscino
– Non lasciare mai il bambino da solo nel letto di un adulto
– Informare le famiglie che i letti degli adulti hanno dei rischi potenziali e non sono fatti per soddisfare gli standard di sicurezza per il sonno dei bambini
– assicurarsi che non ci siano spazi tra il materasso e la testiera del letto, le mura e altre superfici che possono intrappolare il bambino e soffocarlo.
– mettere un materasso rigido direttamente sul pavimento lontano dai muri può essere un’alternativa sicura. Un’altra alternativa al condividere il letto degli adulti o un materasso è l’uso di un letto per bambini che si attacca al bordo del letto degli adulti e assicura prossimità e facile accesso al bambino ma su due superfici separate. Attualmente non ci sono studi sulla sicurezza o efficacia di tali dispositivi.
– Condividere la stanza con i genitori può essere un fattore di protezione contro la SIDS.

Tratto da “Breastfeeding Medicine” volume 3, n. 1, 2008
Traduzione di Elena Dal Prà con la supervisione di Adriano Cattaneo